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Ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il dj/producer italiano DJ JURIJ.
Buona lettura!
Tre aggettivi per descrivere DJ JURIJ?
Curioso, in quanto la curiosità è sempre stata la molla che mi ha fatto scoprire, cercare e sperimentare nell’ambito della musica. Ho sempre l’interesse e la curiosità di approfondire ciò che non conosco, anche dal punto di vista tecnico per quanto riguarda il lato musicale.
Nerd, amo la tecnologia… viviamo in un periodo storico in cui è quasi impossibile vivere senza sfruttando le nuove tecnologie. In ambito musicale, raggiunge l’apoteosi per quanto mi riguarda, poter utilizzare i software per trasformare le nostre idee in musica.
Sentimentale, nostalgico, in quanto sono molto legato alle mie origini musicali di genere funky, hip hop per poi giungere a tutto ciò che riguarda il “mondo dj”.
Sono le mie vere origini e nelle mie produzioni traspaiono sicuramente le mie radici.
Hai rilasciato i tuoi singoli su note etichette discografiche del settore tra cui Storm, Kontor, Revealed, Warner e Sony Music, per citarne alcune.
Canzoni che superano 1M di ascolti su Spotify, supportate da djs/radio internazionali.
In che modo ti sei avvicinato alla produzione? Che tipo di evoluzione hai vissuto nel corso degli anni?
Ho iniziato da giovanissimo, negli anni 90, iniziando a fare il dj alle feste private (a quattordici anni) e da li è stato un susseguirsi di avvenimenti, tra miglioramenti in consolle ed evoluzione professionale in parallelo allo sviluppo della tecnologia.
Step by step, la mia passione si è proiettata verso un mio progetto vero e proprio, sperimentando con le prime produzioni (con strumenti analogici, campionatori, synth esterni) per poi arrivare ad oggi, in cui non mi limito ad un solo genere ma spazio con piacere. Dal punto di vista produzione, strizzo l’occhio a ciò che mi soddisfa musicalmente e che possa far ballare il pubblico delle mie serate.
Quali sono stati gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente, musicalmente parlando, ai tuoi inizi?
Sono davvero infiniti, amo la musica in generale, tutti i generi per me rappresentano ispirazione, musica classica, heavy metal, blues, soul e sonorità etniche, per citarne alcuni.
In italia, riferendomi al mondo del djing, Gigi D’Agostino rappresenta per me un artista, che sin dagli inizi, ha portato innovazione e unicità.
Ho rilasciato su Gas Records “Noise Maker Theme”, tornando indietro con gli anni, quando sentii per la prima volta questa sua produzione rimasi colpitissimo.
Axwell a mio parere, ha tutte le caratteristiche che deve avere un produttore.
Tempo fa ho prodotto dei remix ufficiali per Angello, avevo sotto mano dei prodotti lavorati da Axwell e ho proprio notato un altissimo livello sul lato tecnico e di arrangiamento. David Guetta dal punto di vista melodico, di sound e di gestione/management rappresenta un interessante riferimento per me.
Il “Pacha” di Sharm El Sheikh e ormai casa tua!
Da quanti anni suoni al Pacha? Che energia si percepisce?
Come si presenta un tuo dj set live?
Con il “Pacha” è stato un amore a prima vista, oltre ad altri club nei quali ho il piacere di suonare.
Parlando del “Pacha”, è caratterizzato da quel fascino trasversale a 360°, racchiude tante tipologie di persone, a livello di target, permettendo anche al dj di costruire una serata ricca di momenti, ambientazioni e sfumature a livello di genere. Il pubblico è predisposto, la location è meravigliosa e l’atmosfera che si crea è davvero unica.
Da poco è uscito il tuo nuovo singolo “Android”.
Prossime novità discografiche/progettuali in arrivo?
E’ uscito “Android”, un rifacimento di un brano che ho amato e continuo ad amare.
Ho un hard disk pieno di produzioni, al momento l’idea è di rilasciare brani che posso poi suonare in serata. Lavorando a Sharm El Sheikh, è in arrivo qualcosa in arabo… le loro melodie sono fantastiche. Restate connessi per le prossime novità!
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